Questo libro è stato scelto come “lettura di gruppo” per testi non narrativi dalla comunità di Goodreads Italia: un’occasione per leggere di argomenti (astronomia, geologia, biologia, zoologia, paleontologia e altre scienze) che di solito non affronto mai.
Sì, perché la premessa dell’autore è proprio che “l’uomo della strada” sa in effetti proprio poco di… tutto quello che lo circonda, a dire il vero (da cui il titolo), il pianeta su cui vive, l’aria che respira, il terreno su cui poggia i piedi, e l’interno del suo corpo
Secondo una progressione logica, quindi, si parte… beh, dall’inizio di tutto, quando prima non c’era niente, dall’origine dell’Universo, poi ci si concentra sul nostro pianeta, del quale si passano in rassegna la storia e le caratteristiche. Si parla di ciò che compone tutto ciò che siamo e vediamo, gli atomi e le strutture che li compongono, e arriva poi il turno degli esseri viventi, dalla primissima comparsa della vita sulla Terra, alle molteplici specie che si sono succedute, per approfondire poi l’Homo sapiens e i suoi antenati.
Chiaramente, nonostante il simpatico titolo, il libro non pretende affatto di spiegare tutto, tanto è vero che talvolta l’autore “alza le mani” dicendo “questo è davvero troppo complicato, ci basti sapere che … eccetera”. Io l’ho interpretato nel senso che lo scopo è suscitare quanto meno curiosità verso materie e argomenti che al profano arrivano in modo confuso (e, spesso, vengono fraintesi), fare una prima piccola introduzione e se non altro aprirci gli occhi su un universo che probabilmente a malapena immaginavamo. Fare divulgazione non deve essere facile e, per quanto mi riguarda, in genere sono diffidente quando un autore cerca a tutti i costi di “abbassare” una materia per un pubblico di non esperti, temo sempre che esageri nel fare “il simpatico” (è un po’ il motivo per cui, pur trovando l’argomento interessante e originale, mi ha parzialmente deluso Stecchiti): qui invece il tono dell’autore si mantiene gradevole senza cercare per forza di strappare la risata (che alla lunga può anche distrarre)
Vi sono alcuni temi ricorrenti (e, in taluni casi, abbastanza sorprendenti rispetto all’opinione comune): tanto per cominciare, che questo tutto che ci viene svelato… è davvero poca cosa! Sì, leggendo scopriamo quanto poco (pochissimo!) in realtà sappiamo su un sacco di cose. E questo poco spesso è anche dubbio o controverso (o quasi… assurdo, tanto da sembrare fondamentalmente “impossibile”, ad es. nella fisica degli atomi, che spesso sembra contraddire nozioni ormai acquisite). Un altro concetto che ho ricavato è l’abilità degli scienziati di ricomporre e mettere insieme dati apparentemente disparati per arrivare all’obiettivo, cioè (per dirlo meglio) la loro capacità di trovare strade e mezzi inconsueti (quando ad es. manca la possibilità più diretta della via sperimentale) per calcolare qualcosa. Infine, il libro sottolinea spesso quanto la nostra tradizionale convinzione di essere “il vertice dell’evoluzione”, o “i padroni del creato” sia, tutto sommato, ridicola, se si guardano le cose da un’altra prospettiva: tutta la storia dell’uomo, dal momento della sua prima comparsa a oggi, è un battito di ciglia al confronto della storia della Terra, senza scomodare l’Universo intero. La nostra stessa esistenza sembra il frutto di tante, fortunatissime coincidenze più che di un disegno prestabilito, ed è a tutti gli effetti appesa a un filo: un cambiamento climatico anche minimo, un cataclisma che, nella storia del nostro pianeta, non sarebbe un evento nemmeno troppo raro (in fin dei conti se ne sono avuti a iosa in questi quattro miliardi di anni, anzi, è da un bel po’ che stiamo, stranamente, fin troppo tranquilli, dice Bryson, in confronto a quel che il pianeta ha passato), e l’umanità andrebbe a raggiungere le tantissime altre specie che nel corso del tempo hanno prosperato (spesso per tempi incommensurabilmente più lunghi di quello che finora ha visto in scena l’uomo) e che poi, semplicemente, si sono estinte. Senza contare che esistono moltissimi altri esseri viventi che, considerati obiettivamente, dal punto di vista della pura e semplice “funzionalità” alla vita (all’esistenza), non hanno niente da invidiarci: sono ben più antichi, decisamente più resistenti, più longevi e infinitamente più numerosi di noi (microrganismi, batteri, esseri unicellulari ecc.).
Insomma, il punto di forza di questo libro è secondo me il grande senso di meraviglia che sa suscitare, un’impressione di nuove e inimmaginate prospettive: tutto ciò è rafforzato dall’empatia che l’autore riesce a instaurare con il lettore, dato che, più che farci da guida, sembra che egli stia facendo queste scoperte insieme a noi. Per questo, non guastano affatto le spiegazioni molto “terra terra”, anche in termini “ingenui”, facendo paragoni fantasiosi o buffi (penso ad es. a quando Bryson tenta di dare l’idea di dimensioni, distanze, ecc. per noi difficilmente concepibili nella loro grandezza o piccolezza), e però efficaci. Un po’ più debole mi è sembrata la parte centrale, in cui si dà troppo spazio alle (dis)avventure degli scienziati, che talvolta sono anche curiose, divertenti o interessanti, ma l’aneddotica serve a poco nella prospettiva dell’opera. È vero che così rende più “umane” figure di “mostri sacri” come Newton & co., ma d’altra parte la figura del “genio eccentrico” e un po’ “mattacchione” fa talmente parte del “senso comune” che neanche stupisce più di tanto leggere di certe stranezze. Anche perché, francamente, come storico della scienza Bryson fa sentire di più il suo (mai nascosto, per la verità) status di appassionato dilettante, e alla lunga questa galleria diventa poco significativa, i nomi si succedono e si confondono.
Avventurarsi al di fuori delle letture consuete, quindi, stavolta ha pagato. Ho anche scoperto un autore che, sebbene l’avessi visto citato qua e là, non avevo mai affrontato. Compatibilmente con la lista dei “da leggere” che si allunga sempre di più, penso che lo riprenderò in mano (quando, non si sa), stavolta magari con libri con argomenti più nelle mie corde, penso ad es. a titoli quali I’m a Stranger Here Myself: Notes on Returning to America After 20 Years Away, The Life and Times of the Thunderbolt Kid e, soprattutto, At Home: A Short History of Private Life.
Bill Bryson, Breve storia di (quasi) tutto (trad. Mario Fillioley), voto = 3/5