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L’Italia e la donna

Di questi tempi, in cui non sembra che la donna italiana goda di grande rispetto da parte di alcuni esponenti molto in vista della nostra classe politica, mi è parso attuale leggere la biografia di uno dei grandi protagonisti del Risorgimento di cui, inspiegabilmente, si è colpevolmente persa la memoria. Neppure io per prima sapevo nulla di Salvatore Morelli (1824-1880): capitai per caso, alcune settimane fa, sulla sua voce su Wikipedia, e ne rimasi affascinata.

Morelli nacque in Puglia e studiò giurisprudenza a Napoli; entrato in contatto con le idee democratiche mazziniane e gli ideali risorgimentali, ne divenne un convinto sostenitore. Questa sua militanza gli costò l’arresto e la permanenza per dieci lunghi anni nelle carceri borboniche, in condizioni di prigionia dapprima durissime (venne tenuto in isolamento, torturato, sottoposto a una finta fucilazione, i suoi scritti bruciati), poi leggermente meno severe. Si guadagnò la grazia con un atto di eroismo (salvò tre bambini dall’annegamento), ma vi rinunciò in favore di un altro prigioniero più anziano e padre di famiglia. Durante il confino, sviluppò il suo pensiero riformatore ed elaborò la sua opera più importante, intitolata La donna e la scienza nella sua versione definitiva pubblicata nel 1869 (prima edizione 1861), in cui esponeva le sue idee straordinariamente sviluppate per l’epoca: Morelli denunciava con forza la condizione di subordinazione e inferiorità in cui era costretta la donna e ne rivendicava invece le qualità e soprattutto la capacità di dare il suo fondamentale contributo per la nascita della nuova Nazione. Consententole l’accesso all’istruzione, alla vita politica ed economica e conferendole piena personalità giuridica, trattandola insomma alla pari degli uomini, ne avrebbe quindi beneficiato l’intera società. Il suo scritto, uscito come detto in prima edizione nel 1861, fu il primo in Europa a farsi promotore del riconoscimento dei diritti delle donne: questo primato, che all’epoca gli attirò grandi consensi e ammirazione a livello internazionale, è stato invece oggi completamente dimenticato. Uscito dal carcere, con l’Unità d’Italia Morelli si impegnò attivamente in politica, venendo eletto al Parlamento e proseguendo con energia e costanza le sue importanti battaglie d’avanguardia, tra l’incomprensione (e spesso l’aperto disprezzo) dei colleghi: suoi i primi tentativi per estendere il diritto di voto alle donne, per assicurare loro piena parità all’interno del matrimonio, per l’introduzione del divorzio e dell’insegnamento di stampo laico nella scuola, per la tutela dei figli illegittimi e di altre categorie di emarginati come le prostitute, tutti purtroppo falliti a causa dei tempi non maturi. Il provvedimento che però gli riuscì di far approvare fu un primo passo importantissimo nel riconoscimento della piena personalità giuridica alle donne: dal 1877 poterono finalmente essere testimoni in atti del Codice civile. Nella sua attività di parlamentare, che all’epoca non prevedeva alcuno stipendio, Morelli non guadagnò mai nulla e si mantenne sempre con il suo lavoro di giornalista: pur minato nel fisico dalla dura esperienza della prigionia che aveva segnato gli anni della sua giovinezza, non si risparmiò mai e morì poverissimo. Oggi è stato quasi dimenticato. L’autrice, Emilia Sarogni, sottolinea con forza che, contrariamente a quanto gli opponessero i suoi avversari e a come rischia di presentarlo una certa storiografia, Morelli non era affatto un utopista o un sognatore ma un uomo dalle idee ragionevolissime, chiare e attuabili, tanto è vero che tutte le sue precoci intuizioni si sono effettivamente realizzate, anche se con decenni di ritardo rispetto ai suoi primi tentativi. Mi è sembrato importante, tanto più in questo anno 2011, informarmi su una figura del cui valore l’Italia avrebbe il dovere di mostrarsi più consapevole e orgogliosa.

Venendo al giudizio strettamente sul libro, si tratta di una biografia scritta dall’autrice con passione e profonda ammirazione per il suo soggetto, e dalla quale traspare un forte impegno civile, però ci si sarebbe attesa una maggiore cura nelle citazioni delle fonti, forse un più accurato lavoro di archivio. I concetti essenziali del pensiero di Morelli vengono ripetuti più e più volte: è vero che essi costituirono sempre una costante nei suoi scritti e nel suo lavoro di parlamentare, ma qualche passaggio nel libro appare ridondante. Infine, è difficile farsi un’idea precisa dei tre inserti romanzeschi o narrativi che l’autrice inserisce per sottolineare tre momenti chiave della parabola esistenziale di Morelli, e cioè il carcere, l’addio alla donna amata, la morte: non sono scritti male, hanno anche un certo pathos, anche se hanno la pretesa di dare in poche righe l’idea sulla psicologia dell’uomo, e quindi cadono nella facile insidia di inserire battute o pensieri “rivelatori”, di ricondurre a cause puntuali o eventi scatenanti l’evoluzione del suo pensiero (“in quel momento gli venne l’idea di scrivere un libro sulla donna…”, ad esempio), il problema è che non si capisce perché si sia sentito il bisogno di aggiungerli. Gli eventi documentati, le battaglie e le parole di Morelli sono già così coinvolgenti e interessanti che bastano da soli ad appassionare il lettore. Così sembra non si sia voluta fare alcuna scelta tra una biografia pienamente romanzata e impostata con una struttura narrativa (che poteva essere un’operazione comunque legittima per far conoscere a un pubblico più ampio questa figura così importante) e un saggio più tradizionale e meno divulgativo con un apparato di note completo ed esaustivo. Un soggetto simile fa sì che il libro si scriva e si legga quasi da sé: la voglia di conoscere la vita di Morelli e il senso di riconoscenza per i suoi sforzi e rispetto per la sua altissima levatura morale rendono da soli la lettura affascinante, toccante, commovente fino alle lacrime, importante. Certo però si rimane con qualcosa che, rimanendo sospeso a metà tra narrazione e saggio, non esplora a fondo le potenzialità di nessuno dei due generi.

Emilia Sarogni, L’Italia e la donna. La vita di Salvatore Morelli, voto = 3/5
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