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Les italiens

Beh, finalmente. Dopo una serie di libri brutti o deludenti, si torna in carreggiata.

Finalmente, inoltre, c’è anche un poliziotto che fa il suo dovere di “buono”. Siamo a Parigi, città che l’autore, torinese, deve amare moltissimo, per come indugia sulle sue strade, sulle sue vie, sui suoi quartieri, sul suo fascino. “Les italiens” è il nomignolo dato a una squadra della polizia investigativa, composta tutta da francesi di origini italiane, compreso il protagonista (senza nome?) e voce narrante del romanzo. Neanche il tempo di leggere l’intestazione del primo capitolo, però, e già mezza squadra è decimata da un cecchino che spara da una finestra dell’appartamento vicino dentro l’ufficio. Sembra però che i bersagli non fossero tanto i poliziotti, quanto una bellissima pittrice transessuale che per qualche motivo qualcuno vuole morta, e che ora il nostro eroe deve proteggere, in una fuga senza respiro, da una schiera di killer. Cercando anche all’inizio di vincere un bel po’ di suoi pregiudizi, quindi di tenere a bada la fortissima attrazione fisica, e forse qualcosa di più, che, suo malgrado, si scopre a provare per la sua protetta.

La chiave della vicenda si intuisce abbastanza presto e si basa su una premessa che è un tantino tirata per i capelli (se avete intenzione di leggere il romanzo, fareste bene a NON evidenziare questa frase che segue, che ho scritto volutamente in bianco per farla risultare invisibile sullo sfondo della pagina: non capisco perché un figlio, avuto dalla legittima consorte, sarebbe stato così d’intralcio alla carriera politica di Lafontaine, leader di un partito di estrema destra, da costringerlo addirittura a darlo via in adozione), ma alla fine non è che ciò disturbi più di tanto. L’azione c’è (morti ammazzati come se piovesse), lo humor nero pure (c’è anche una lieve tendenza a far parlare i personaggi come i protagonisti di un blockbuster hollywoodiano, ma quella pare aver contagiato tutti gli scrittori di questo genere, ormai), ci sono soprattutto due bei personaggi, il cui rapporto, giocato continuamente sul filo di un will they/won’t they che riesce a non annoiare, si sviluppa forse in modo un po’ troppo rapido (pochi giorni, anche se di certo vissuti in modo molto intenso, bastano a cambiare completamente il modo di vedere le cose?), per esigenze di trama.

Ho avuto qualche incertezza sul voto: 3,5 o 4? Le donne sono sempre “bellissime”, i cattivi perdono tempo a raccontarti tutti i loro piani invece di ammazzarti subito, i poliziotti, sotto choc per l’uccisione dei loro colleghi, trovano comunque lo spirito per fare battute, lui e lei escono quasi sempre incolumi dall’iradiddio di pallottole, il personaggio che cita di continuo Dante è un dettaglio “di colore” di cui non si sentiva il bisogno, e altri particolari incongrui. Però, di contro, anche tanta umanità e scene autentiche (specialmente le “pause” dall’azione, con i due fuggitivi sporchi e stanchi e affamati). Alla fine, ha prevalso la bontà, anche per tirarmi su dalla media scarsa che stava venendo fuori dalle ultime deludenti letture, ma soprattutto perché il finale è straordinariamente coinvolgente. Arrivati a un certo punto, si crederebbe che non ci sia più nulla da dire, e invece l’autore ci stupisce costruendo una lunga scena “in più” ma per nulla posticcia, forzata, appiccicaticcia o non “necessaria”, ma che anzi fa fare un deciso salto di qualità a questo romanzo “di genere”. Se infatti la sequenza di fughe e sparatorie rischiava alla lunga di annoiare, le ultime pagine, così diverse, così improvvisamente lente e malinconiche, così intense anche senza più gli eccessi alla Tarantino, dimostrano che Pandiani non si è accontentato di scrivere un pulp con tanto sangue, ma ha cercato, con successo, di scrivere una storia su due persone diverse che si incontrano e, forse, si innamorano. È chiaro che una fine così spalanca le porte all’inevitabile seguito, e infatti, dopo questo primo romanzo del 2009, già ci sono altri 3 libri della serie degli “italiens”: mi incuriosiscono, ma ho quasi paura a leggerli, a me anche le conclusioni amaramente “sospese” come questa non dispiacciono affatto.

Enrico Pandiani, Les italiens, voto = 4/5
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