Il cimitero del Batavia

Venerdì ho finito di leggere il primo libro del 2009, Il cimitero del Batavia, di Mike Dash. Si tratta di un libro presente nel mio “Elenco di libri da leggere” da anni e anni, almeno da quando ne lessi una recensione sul Corriere datata 8/12/2002. Il problema era che poco tempo dopo la sua uscita (2002) era diventato pressoché introvabile perché subito non più in commercio. Quando, quest’estate, l’ho trovato in vendita online a metà prezzo ho deciso di comprarlo, e per fortuna si è rivelato un acquisto azzeccato.

Si tratta non di un romanzo, ma di un saggio storico (quindi nessun evento narrato è minimamente inventato): l’abilità dell’autore, anche nel “montare” e disporre i vari capitoli, è però tale che lo si legge come un thriller, e lo si immagina davanti agli occhi come un film. La storia è quella della nave commerciale olandese del Batavia che, nell’estate del 1629, naufraga su uno sperduto e fino ad allora sconosciuto arcipelago a largo della costa dell’Australia occidentale durante il viaggio per raggiungere l’India. Mentre una parte dei superstiti tenta di raggiungere le colonie a bordo della scialuppa di salvataggio, gli altri, circa 200 fra uomini, donne, e anche bambini, cerca di sopravvivere. A questo punto però assume il controllo della situazione tale Jeronimus Corneliszon, a capo di un gruppo di ammutinati, e si scatena l’inferno. Per impedire che gli scarsissimi mezzi di sopravvivenza che quello scoglio in cui sono finiti offre vengano consumati da individui che ritiene “inutili”, Jeronimus procede, nei tre mesi circa di durata del suo regno di terrore, a far uccidere, all’inizio accampando vari pretesti, poi sempre più gratuitamente, circa 120 persone. Viene fermato solo da un guerra intestina con un altro gruppo di sopravvissuti e dal ritorno del comandante con i soccorsi.

L’autore, Mike Dash, nell’analizzare la personalità di Cornelisz., ne parla come uno psicopatico propriamente detto, e cioè una persona totalmente incapace di mostrarsi sensibile alle sofferenze altrui, perché agisce secondo dei propri standard morali secondo i quali qualsiasi cosa che l’aiuti a raggiungere i propri scopi è lecita. Non un “pazzo” nel senso comune del termine, quindi. In alcuni punti il racconto è abbastanza terrificante: ha qualche vaga somiglianza con Lost, se non fosse che la tragedia del Batavia avvenne realmente.

Sebbene la vicenda sia avvincente e sconvolgente, parte del fascino di questo libro, per me, è consistito anche nell’apprendere del lavoro di ricerca svolto (come ho detto, si tratta di un saggio, scientificamente inappuntabile e debitamente corredato di note e bibliografia), prevalentemente negli archivi olandesi, e i capitoli in cui l’autore parlava dell’attività della Compagnia delle Indie Orientali, della vita a bordo delle navi, ma anche della vita di Cornelisz. ad Haarlem prima di imbarcarsi, non erano i meno interessanti.
C’è una frase riportata sulla quarta di copertina che ben sintetizza l’impressione che ho avuto dalla lettura: “Chiuderete il libro e vi sembrerà di aver viaggiato realmente su quella nave” (opinione del recensore del National Geographic Adventure).

Mike Dash, Il cimitero del Batavia (trad. Roberta Zuppet, Daniele Didero), voto = 3,5/5
Non in commercio, io l’ho trovato qui

2 commenti

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2 risposte a “Il cimitero del Batavia

  1. Adoro le tue recensioni… perché non ci fai ANCHE un blog esclusivamente letterario?

  2. Pingback: The Fatal Shore | libri ... e basta

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