Flatlandia

Una curiosa operetta scritta sul finire del XIX secolo da un insegnante e pastore protestante inglese, Edwin A. Abbott, acquistata qualche tempo fa da mio fratello, cosa a sua volta curiosa di per sé perché Pietro non legge molto (anche se ultimamente non è più del tutto vero) per mancanza di tempo o per disinteresse. L’argomento, trattandosi di lui, è ovviamente la matematica, ma trattata in modo giocoso e, appunto, sfruttando una trovata narrativa “fantastica”, immaginando cioè di descrivere un mondo in cui esistano solo due dimensioni, ovvero in cui tutto si riduca a un piano. La voce narrante, il Quadrato, ci illustra quindi gli usi e i costumi di Flatlandia, la sua società, i suoi abitanti, i rapporti fra i sessi e fra le classi (ai vertici gli onnipotenti Circoli, poi giù giù fino agli umili Triangoli Isosceli e alle disgraziate Donne, che sono dei semplici segmenti): lo scopo forse più evidente e “superficiale” di Abbott è impartire una simpatica lezione di geometria (il testo è corredato anche di disegni e grafici), ma è abbastanza chiaro che l’opera è anche una satira che dietro quest’umorismo stralunato e paradossale a stigmatizzare e criticare alcuni aspetti della società vittoriana, come la posizione di inferiorità in cui venivano tenute le donne, i conflitti di classe e altro.
Ma la vita di Quadrato è sconvolta quando fa letteralmente irruzione nella sua vita la Sfera, che gli porta la strabiliante rivelazione di una Terza Dimensione, ritenuta fino ad allora inconcepibile. Sebbene avesse appena avuto in sogno la visione di Linelandia, una terra ad un’unica dimensione i cui abitanti vivevano tutti l’uno dietro l’altro sulla stessa linea retta, e avesse cercato di far aprire loro gli occhi sull’esistenza di un’ulteriore dimensione, anche Quadrato dapprima ha non poche difficoltà ad accettare di andare oltre quanto è immediatamente percettibile, ad abbandonare i suoi pregiudizi. Una volta che Sfera l’avrà definitivamente convinto, anzi, lo avrà stimolato ad avere l’ambizione di nuove ricerche, nuove scoperte e nuovi limiti, Quadrato cercherà di rendere partecipe della novità i suoi amici di Flatlandia, ma verrà imprigionato come pericoloso sovversivo: la casta dei Circoli non ha alcun interesse a diffondere la curiosità intellettuale e l’amore per la ricerca nei suoi sottoposti, meglio che tutto continui a perpetuarsi così come è sempre stato.
È abbastanza evidente l’insegnamento che il buon Abbott vuole darci: non dare mai nulla per scontato, avere il coraggio di mettere in discussione le proprie convinzioni e di andare oltre i terreni già battuti, sperimentare sperimentare sperimentare. Quando ipotizzava l’esistenza di una Quarta Dimensione, Abbott non poteva immaginare che un giorno, grazie ad Einstein, questo sarebbe stato un concetto acquisito (naturalmente le sue ipotesi sono sballate, ma intanto si è posto il problema): chissà quindi che non ne esista una Quinta, una Sesta… e infinite.
Anche al di là del suo valore pedagogico, la lettura è gradevole per le numerose trovate fantasiose (l’autore deve inventarsi un vero e proprio universo coerente come quello di Flatlandia, spassosi i capitoletti sui rapporti maschi-femmine e sui metodi di riconoscimento fra individui, inquietante e “agghiacciante” la fuggevole visione di Pointlandia, il mondo senza dimensioni) ed è anche rapida, consistendo in poco più di un centinaio di pagine.

Edwin A. Abbott, Flatlandia. Racconto fantastico a più dimensioni (trad. Masolino D’Amico), voto = 3/5
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1 Commento

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Una risposta a “Flatlandia

  1. utente anonimo

    Ciao e buon anno in primis 🙂
    Com’è piccolo il mondo, ho appena visto una "discussione" su questo libro nell’ultima pun tata di The BIg Bang Theory 🙂 e mi domandavo se fosse edito anche in Italia …
    Franz Joseph

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