La tomba

Ho finalmente letto questo libretto, della serie “100 pagine 1000 lire” della Newton&Compton, “trovato” in casa a Roma, con sette racconti di H.P. Lovecraft che non conoscevo (questo perché i 4 volumi dei suoi racconti sono anni che li lascio colpevolmente a prendere polvere sulla libreria…): una lettura veloce e, possibilmente, più avvincente del precedente La giustizia del papa.
Tutti i racconti, tranne uno, sono autoconclusi, non fanno parte cioè del ciclo di Cthulhu, ma sono, come li definiscono i curatori Sebastiano Fusco e Gianni Pilo, storie di orrore “puro”.
Qualitativamente, non sono i migliori scritti di Lovecraft, a parte La tomba e soprattutto Il tempio, inquietanti e sinistri, in puro stile lovecraftiano: in genere non amo la narrazione in prima persona, ma Lovecraft, che la usa spesso, è l’eccezione, con le sue angosciose e ossessive evocazioni di visioni indicibili e irriferibili, di divinità di cui nessuno dovrebbe sapere nulla, di “cose delle quali non dovrò mai ricordarmi”, che alla fine ti terrorizzano ancora di più delle descrizioni particolareggiate.
Gli altri sono racconti di amici di Lovecraft che quest’ultimo ha rivisto più o meno approfonditamente, e con “rivedere” Lovecraft intendeva un concetto molto ampio che andava da fare qualche correzione qua e là a riscrivere di sana pianta (senza però spesso prendersene il merito): dove si è limitato a correzioni minori, come ne Il divoratore di spettri, che di interessante ha solo il titolo, il risultato è veramente insulso e banale, dove invece, per fortuna, è intervenuto più pesantemente, come ne I cari estinti, o dove gli amici si limitano a fornire lo spunto iniziale, come in Nella cripta, che ha anche un tono insolitamente (per Lovecraft) ironico, si legge anche qualcosa che ricorda i momenti migliori.
Il boia elettrico è l’unico racconto in cui compaiano i cari vecchi Cthulhu e Yog-Sothoth, ma è abbastanza anomalo e poco convincente.

H.P. Lovecraft, La tomba e altre storie dell’orrore (trad. Gianni Pilo), voto = 3/5

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