Divide & Conquer

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Quarta puntata (dopo Cut & Run, Sticks & Stones, Fish & Chips). Dove eravamo? Ty ha finalmente detto a Zane che lo ama, Zane però, pur sentendosi rinato rispetto all’inferno che era la sua vita appena pochi mesi prima, non riesce a decidersi a concedersi di essere felice di nuovo. Anche Ty ha i suoi bravi fantasmi del passato a tormentarlo, ma è molto più difficile vedere attraverso la sua maschera di sicurezza ed energia. Nel frattempo i due continuano la loro relazione all’insaputa degli altri colleghi dell’FBI.

Togliamoci subito il pensiero di commentare la trama “action” di stavolta: qui c’è un gruppo di criminali che si diverte a piazzare bombe in giro per la città di Baltimora, e naturalmente ce l’ha in modo particolare coi nostri eroi. I motivi? Non molto chiari. Il cattivo è cattivissimo perché… perché sì. È pazzo, e tanto basta. Così come nei romanzi precedenti le motivazioni degli antagonisti non erano spiegate, o non si riusciva a capirle ma non importava più perché tanto il caso si era concluso lo stesso. Bah.

Non si contano più le esplosioni di cui Urban & Roux hanno infarcito i loro romanzi, Ty e Zane saranno sopravvissuti, a testa, a circa tre in poco meno di un anno (sembra che l’unico sistema per dare il via all’azione sia far saltare in aria qualcosa). Mi sembra chiedere un po’ troppo alla sospensione di incredulità del lettore, e soprattutto non è molto fantasioso. Naturalmente serve la solita dose di fortuna e coincidenze per risolvere il “mistero”.

Questo fatto, e cioè che la trama non rosa stia insieme con lo sputo, sta cominciando a non essere più divertente, anzi a dare un po’ fastidio, diventa più difficile da giustificare: tanto che ormai mentre leggo tento un’operazione disperata, scindere nettamente le due parti, quella d’avventura e quella sentimentale, scorrendo il più rapidamente possibile la prima e sperando che la seconda funzioni anche se si “ignora” l’altra. A prescindere dalla fattibilità o meno di ciò, è comunque un sintomo che l’opera nel suo insieme non è riuscita.

Ty sta diventando Mr Uomo Perfetto, bellissimo, super bravo a letto, simpatico, premuroso, innamorato, balla e canta benissimo (altro?), e insomma comincia a perdere di interesse ogni minuto che passa, mentre Zane, da personaggio contraddittorio e complesso ma intrigante, riflessivo, flemmatico, meno appariscente dell’impulsivo compagno ma, al momento giusto, “risolveva problemi” alla grande come Mr White, sta diventando un po’ lagnoso, dipendente e passivo (sebbene stavolta vi sia anche un motivo oggettivo), in pratica capace solo di pensare “Oddio, quant’è bello/quanto sto bene con lui, perché non riesco a dirgli che lo amo?”. I contrasti all’interno della coppia mi sono sembrati stavolta un po’ artificiosi e artefatti (fra l’altro, cos’è questa storia che Ty si fa prendere dall’ansia e dalla frenesia perché è costretto ad accudire l’altro per un paio di giorni? No, scusa tanto se io, Zane, sono rimasto momentaneamente cieco a causa di un’esplosione), e la conclusione-choc abbastanza incomprensibile (la capisco in termini di necessità di mantenere alta la tensione e la fedeltà dei lettori fino alla puntata successiva, quindi da un punto di vista puramente di “convenienza”: ma se parliamo di coerenza della storia, che senso ha che Ty, dopo aver atteso mesi una dichiarazione d’amore dall’altro, scappi proprio quando le cose fra i due sembravano farsi più incoraggianti? Ma forse tutto ci verrà spiegato nel prossimo romanzo). Spuntano dal nulla nuovi personaggi che si rivelano importanti, ma che sarebbe stato meglio introdurre (o almeno nominare) già prima, perché così sembrano solo buttati lì per aggiungere ulteriori complicazioni al rapporto. C’è comunque una scena interessante e ben scritta, e cioè quando Ty rivela ai suoi amici ed ex commilitoni nel corpo dei Marines, fra mille preoccupazioni per la loro reazione, di essere gay.

Altra cosa un po’ fastidiosa è la vaga impressione di product-placement diffuso: se i due protagonisti ascoltano musica lo fanno su un iPod, un altro personaggio usa un iPad, altrove è citato iTunes…

Insomma, nel complesso il peggiore della serie. Il prossimo romanzo non sarà più a quattro mani, ma sarà scritto dalla sola Abigail Roux; non verrò ascoltata, ma le faccio ugualmente una richiesta: per favore, si convinca che non è in grado di scrivere thriller e che questi suoi tentativi non fanno altro che appesantire e “sporcare” di inverosimiglianza e approssimazione un’onesta storia sentimentale che invece qualche motivo di interesse ce l’ha.

Madeleine Urban & Abigail Roux, Divide & Conquer, voto = 2,5/5
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